covmatic

Automatizzare i test covid19? Si può, in open source

Negli ultimi mesi ho dato il mio contributo nel team di volontari e organizzazioni partner ( tra cui anche WeMake, vedi elenco completo sotto) che ha dato vita a Covmatic, un sistema robotico open source ad alta produttività per i test COVID-19.

Il progetto pilota di Covmatic è stato installato nell’ospedale Bolognini a Seriate, in provincia di Bergamo, moltiplicando di dieci volte la capacità di testing attuale della struttura in uno dei luoghi più colpiti dalla pandemia. E potenzialmente potrebbe essere installato ovunque in quanto la documentazione e le istruzioni sono disponibili gratuitamente per tutti i laboratori del mondo che hanno bisogno di scalare in modo efficiente i test.

Come funziona?

Il sistema di base è costituito da 10 robot Opentrons in grado di manipolare i vari liquidi e 3 macchine per svolgere qPCR, ossia amplificare il DNA in tempo reale e capire se il virus è presente o no in un campione.

Nel video qui sopra vedete i robot di Opentrons, molto simili a delle stampanti 3d, e inclusi nell’hardware che gestisce il processo di testing Covmatic.

Opentrons, azienda fondata nel 2013 a Brooklyn e finanziata grazie a un Kickstarter, ha progettato e produce robot in grado di automatizzare e velocizzare il lavoro ripetitivo che solitamente viene fatto in un laboratorio, come per esempio trasferire con delle pipette quantità di liquido in diverse provette che verranno poi analizzate (leggi articolo su Nature per approfondire). Si tratta di hardware open source a basso costo (prezzo base da 5mila dollari) affiancato da una serie di applicazioni scaricabili da un’area del sito e realizzate anche da terze parti.

Il modello interessante di questo robot è appunto di diffondere il più possibile la macchina abbassando le barriere all’ingresso dei costi rispetto all’utilizzo di dispositivi robotici e facilitare la condivisione di “applicazioni” per gestire varie routine, in modo sia gratuito che a pagamento.

Questo cambio di prospettiva sulle tecnologie in ambito medicale che le vede come una piattaforma su cui far girare delle applicazioni, allarga il collo di bottiglia generato dall’approccio chiuso e for-profit di un settore cruciale dell’era pandemica che ci troviamo ad affrontare. Senza contare il superamento dell’obsolescenza programmata che ti obbliga dopo un tot di anni a sostituire macchinari nonostante non sia necessario, proprio per mancanza di pezzi di ricambio o simili. Questo capita a molte delle tecnologie presenti in laboratori ed ospedali, come abbiamo scritto l’anno scorso in questo articolo di Cure Ribelli in cui raccontammo le storie dei care-giver non umani.

Il progetto Covmatic aiuta a comprendere l’impatto che FOSH (free and open source hardware) scientifico e medicale può avere sulla società e superare quella visione ingenua che vede il “free” come gratuito invece che “libero”. Come è successo con le stampanti 3d open source, ora sta accadendo con strumenti medicali, proprio rendendo disponibili gratuitamente con licenze appropriate le conoscenze in modo che chiunque possa studiarli, apprenderli, modificarli, personalizzarli e commercializzarli, ma senza mai renderli esclusivi. In questo modo si mettono le basi per un vero sistema di cura globale, distribuito, accessibile e soprattutto sostenibile economicamente.

Corporate Partners

@Porsche Consulting @Multiply Labs @Transearch @Crispy Bacon @WeMake @ATC Additive @ABB @IBM @Benchling @OpenDot @OpenTrons

Academic Partners

@Politecnico di Milano @Universitá degli Studi di Milano @IIT @Univpm

Association Partners

@Rotary International

#robotics against #covid19

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