Nonostante nella società dell’informazione il lavoro manuale si sia guadagnato una brutta reputazione per la sua mancanza di status e per i bassi guadagni, il contributo degli artigiani e delle artigiane nell’economia olandese è considerevole: si contano infatti 900mila posti di lavoro su un totale di 16 milioni di popolazione. E’ snocciolando questi numeri che Henk Oosterling inizia il suo intervento. Filosofo, professore e fondatore di Skill City, il progetto che sta rivitalizzando e rinnovando il tessuto urbano di Rotterdam a partire proprio dal connettere le abilità manuali a traiettorie di formazione e occupazionali.
Quello di Oosterling è il primo degli interventi programmati per MeCraft/YouIndustry, il simposio organizzato dall’istituto olandese per la moda e il design Premsela in collaborazione con il museo Zuiderzee, che ospita, in contemporanea, la mostra Industrious|Artifacts con lo scopo di esplorare e indagare il significato dell’artigianalità contemporanea.
Henk prosegue l’intervento raccontando come negli ultimi anni il governo olandese abbia lanciato una campagna nazionale coinvolgendo celebrità, artisti, imprenditori per rivalutare i mestieri artigiani e andando oltre l’immagine pittoresca tradizionale e mostrandoli nella loro accezione più contemporanea e tecnologica.
Il nodo principale del suo ragionamento si incentra sulla relazione tra l’artigianalità e il nostro “essere nel mondo”, molto spesso filtrato dalla tecnologia. A partire dal “Dasein as Design”, che è il titolo dello speech tenuto nel 2009 e scaricabile in PDF, tratteggia un’idea di artigianalità, passando per Richard Sennet attraverso il lavoro di Hanna Arendt “Vita Activa”, come un intreccio tra estetica, politica ed etica (cosa ha valore) che si interessa più a ciò che accade tra persone (inter-esse) piuttosto che a ciò che c’è in esse.
L’abbondanza di scarsità ci condiziona ogni giorno nella cultura iperconsumista e il design si posiziona precisamente a metà perché è la disciplina che dipende da un lato dall’abbondanza delle produzione di massa ma dall’altro si nutre della scarsità generata dalla percepita esclusività dei prodotti (e il loro ciclo di vita sempre più breve).
Nel keynote successivo Pieter Tordoir, professore di geografia e pianificazione urbana all’Università di Amsterdam e direttore della camera di commercio della città, mostra come stiamo assistendo al rinascimento di un’industria formata da piccole/medie imprese ad alta intensità di lavoro e artigianalità tecnologica e come questa (r)evoluzione stia cambiando anche la geografia del territorio.
A seguire l’intervento via Skype con Iftikhar Dadi, curatore, artista e storico dell’arte alla Cornell University, ed esperto delle economie informali di India e Pakistan. Il titolo molto promettente “Capire l’artigianato per il 21° secolo” ci lascerà però in sospeso perché la linea disturbata costringe gli organizzatori ad interrompere il collegamento.
Nel pomeriggio iniziano le sessioni di dibattito tra Makers. Qualche minuto per presentare ciascuno il suo progetto e poi domande libere anche tra panelisti e moderatore. Qui sotto alcuni progetti presenti nei dibattiti e nella mostra:
- Trikoton
E’ un progetto iniziato dall’hacking di una vecchia macchina da maglieria e presentato ad Ars Electronica, per convertire messaggi audio in codice binario e trasformarlo in pattern visuale. Le fondatrici berlinesi hanno ora aperto uno shop online dove gli utenti possono caricare un file con la propria voce registrata e ordinare un capo di abbigliamento filato seguendo il pattern creato dal codice binario del file audio.
- The Idea of a Tree
L’installazione creata da Thomas Traxler 4 anni fa, produce un oggetto al giorno ed è alimentata ad energia solare. La velocità della macchina dipende dalla quantità di luce presente e determina anche la saturazione del filo.
- Studio Glithero
Lo studio di design Glithero mette al centro del proprio lavoro il fare stesso. Sono interessati non tanto al prodotto finale ma piuttosto al momento della produzione ed esprimono quest’idea sia attraverso la documentazione video dei loro progetti sia cercando di far esprimere all’oggetto stesso il processo di lavoro.
- The Chicken Project
Kieren Jones si definisce un “professional amateur” e il progetto che presenta spinge ai limiti l’idea di riciclo, sussistenza e upcycling a partire dal concetto di Community Commerce.
In cambio di un uovo al giorno, Kieren ha infatti sperimentato l’idea di micro-fattoria auto-sostenibile raccogliendo i prodotti di scarto del pollo per generare altri oggetti utili alla comunità. Ha conciato la pelle del pollo e costruito la giacca che potete vedere nella foto sopra. Ha frantumato le ossa dello stesso pollo, incenerendole, polverizzandole e generando da esse un portauovo. L’esperimento credo riesca con successo a mettere in luce prospettive nuove per ripensare la sostenibilità urbana e ridefinire le regole su cosa si possa o meno reciclare.
Thomas Traxler, Autonomous spinning wheel from robertanderson on Vimeo.